venerdì 28 gennaio 2011

Giornata tipica in classe (mi do all'umorismo xD)

Ultimamente mi accorgo che in classe mia accadono vicende strane e particolari, oltre che esilaranti. Mi piace pensare che certe cose accadano solo nella mia classe, è un modo di renderla speciale, credo.
(Com'è mia abitudine fare, metterò le frasi in lingua originale xD cioè napoletano, per poi tradurre sotto, in parentesi, buon divertimento!)

L'alunno G. entra in classe e commenta "Uajù, sta version è jut na meravij, ne so sicur!" [Ragazzi, questo test di traduzione latina è andata egregiamente, possa cadermi il baffo se dico il falso!] All'arrivo della professoressa, tutti ansiosi di sapere il voto dell'alunno G., la risata è esplosiva quando un bel 3 segnato in blu padroneggia sulla facciata del foglio. L'alunno S. allora commenta "Wa, G., rispett a 2 è buon ja!" [Dai, G., rispetto al solito due puoi ritenerti fortunato!]

L. stava litigando, gridando molto forte, con un nostro compagno di classe, alchè entra un professore (mai visto e mai rivisto poi) alquanto alterato che commenta: "Jiuvinò, ma che stai parturenn?" [Oh bimbetto, ma stai per caso entrando nell'atto del partorire un marmocchio?]

A. entra in classe e rimane in piedi anche dopo che la professoressa di inglese (famosa per la cazzimma [cattiveria] che la distingue) è entrata.
"Antò, ma t vuliss mett 'mbracc a me, famm sent!" [Antonio, ma vorresti che io ti facessi appoggiare sulle mie gambe, fammi comprendere!]
"No, prufessurè, è che s'anna fregat o' banc!" [No, mai questo professoressa, è che mi hanno occultato il banco!]
(Il banco davvero ce l'eravamo fottuto, l'avevamo nascosto nel bagno xD)

Il professore di storia interroga G. sulla Guerra dei Cento Anni: "G., dimmi data di nascita e di morte di Giovanna D'Arco" G. :"1430 e 1402" e il professore "Azz, manc Gesù Crist!" [Oibò! Prodigioso più di quel capellone!]

Al Ginnasio, sempre il nostro amato G. venne interrogato in geografia sulle capitali.
Prof. "Dimmi la capitale della Cina!"
G. :"SHANGAI!"
Prof. "O_O ehm.. no. Ora prova con quella del Giappone, per piacere."
G. ci pensa attentamente poi dice: "Eeeeeh, prufessurè, m vulivat fa fess a me.. chell r'o Giappon è SHANGAI!" [Ah, professoressa, come siete burlona, ora mi rendo conto che in realtà SHANGAI è la capitale del Giappone!]

G. vive in un piccolo paesino chiamato S. Egidio (che comprende una strada e 40 abitanti al massimo).
Un giorno, parlando di questioni economiche tra noi, lui se ne esce: "Uajù, ma ij so sfunnat e' rinar! Ij so proprietarij di mezz S. Egidio!" [Ragazzuoli, ma io cago moneta lucente! Possego metà S. Egidio!"
Al che qualcuno fece: "E c cred. Ind a l'at metà c sta a strad!" [E non fatico ad aver fiducia nelle tue parole, amico! l'altra metà del paesino è comprendente il suolo pubblico.]

S. entra in classe con quaranta minuti di ritardo alla prima ora (cosa che non dovrebbe accadere, perchè quelli dopo una certa ora li fanno rimanere nell'altrio fino alla seconda ora).
"Prufessò, scusat, ma agg dovut chiamà a presid p m fa o permess. Chill o tren ev ritardat." [Professore ossequi! Scusatemi tanto dell'increscioso ritardo, ma ho dovuto rendere partecipe la preside per farmi fare il permesso per entrare. E' stato colpa del treno che ha ritardato! Sia maledetto!]
E il professore: "E pecchè e' dovut chiamà a Presid?" [E perchè mai hai avuto necessità dell'aiuto della Preside?]
S. :"Pecchè chell ev ritt ch'era irremovibile!" [Perchè codesta signora aveva annucciato la sua religiosa osservanza delle regole scolastiche!]
"Chi è chest scus?" [Chi sarebbe codesta donzella, perdonami?]
"Comm chi? A bidell, prufessò!" [Ma come? Chi altri mai potrebbe essere se non la donna delle pulizie!]

Il professore di filosofia interroga, ancora, il nostro mitico amico G.
"G. chi erano i Pitagorici?"
"Allò i Pitagorici eran tipo na sett. Cioè stevn in gruppo e pensavan e' fatt lor. Cioè.. pop na sett prufessò!" [Allora, i Pitagorici somigliavan molto a una congrega segreta. Sarebbea dire che eran molto solitari e non davano confidenza agli estranei. Insomma possiam dire che eran davvero una congreta segreta, egregio professore!]

La professoressa, in preda a una piccola crisi di nervi:
"Araprit a fenetr, m vott acopp avasc!" [Aprite la finestra, oibò, mi voglio buttar di giù!]
Al che qualcuno, pieno di tatto: "Aspittat prufessorè, attent e' vas che stann a for!" [Attende prima professoressa, vi son vasi ricolmi di fiori al di fuori della finestra!]

A., durante l'assemblea di classe, risponde al suo cellulare:
"Pront? Ah sì, n'attim!" [Chi sarà? Oh, sì, certo, attenda un secondo prego!] poi stacca dall'orecchio il telefono e chiama G. "Che c'è?" chiede lui. Alchè A. dice "E' mammt!" [Alla cornetta ti desidera tua madre!]


e ora, dulcis in fundo, quella che preferisco.

G. "Sìsì vabbuò, quand v vulit sta zitt m'o dicit!" [Sì, certo, amici, quando avrete deciso di tacere me lo direte! (frase totalmente prima di senso di cui nessuno ha ancora compreso il vero significato)]

Spero abbiate riso almeno un pò :)
Buona serata (giorno, mattina, pomeriggio) a tutti!

P.s: ci tengo a specificare che la mia classe è la classe di un classico tradizionale. Ora potete rimanere scioccati xD

giovedì 20 gennaio 2011

Sono tornata.

Sono tornata. Ora cosa scrivo?

Scriverò della stranezza dell'essere.
Insomma, magari mi spiego meglio. E' strano trovarsi in certi momenti, in cui magari non stai manco facendo un emerito cazzo, oppure stai guardando un film che non ti piace nemmeno, e ti ritrovi ad avere un strana consapevolezza, forse maggiore del solito, del tuo corpo, e di ciò che stai pensando. Ti rendi conto che sei vivo, e che possiedi te stesso (a me, personalmente, prende una strana euforia, e mi sembra che tutti i progetti che ho possano realizzarsi. E questa sensazione mi rimane addosso per un pò, anche quando il momento di consapevolezza è finito. Rimane fino alla prossima delusione, almeno).
Comprendi che i tuoi pensieri sono più tangibili, quando sono questi momenti, in cui vedi (forse anche per poco tempo) la tua raggion d'essere.
Forse non raggion d'essere, perchè magari non sai il perchè; vedi solo il tuo essere, ecco.
Ti sorprende soprattutto il fatto che in quel momento tutto ha un'ottica un pò più strana, perchè sembra che tutto giri attorno a te, e al tuo essere.
Insomma, la stranezza dell'essere si manifesta rare volte. Ma perchè si manifesta?
Perchè spesso non siamo per nulla; spesso, probabilmente la maggior parte del nostro tempo, non siamo perchè non vogliamo essere. Con le mille scuse che abbiamo, è facile dire di non essere "per mancanza di tempo" e non "per mancanza di voglia".
Essere è molto complicato, comporta l'impegno a non contraddirsi, a non fare compromessi.
Essere, la maggior parte delle volte, vuol dire accettare la possibilità della solitudine.